Le librerie, quelle case lontano da casa

di UGO MORELLI.

 

Non di solo pane. Perché a vivere sono capaci tutti i terrestri del sistema vivente su questo pianeta che è il luogo della nostra avventura. Sentirsi vivere è però diverso. Quella è una questione che riguarda chi non solo sa ma sa di sapere, non solo vive ma sa di vivere, non solo muore ma sa di morire. E da quella consapevolezza della finitudine, mentre è in grado di concepire l’infinito, quell’essere che noi siamo trae le ragioni del proprio agire poetico e del proprio scontento.

Che strani e singolari percorsi fa la mente di noi umani! Leggendo appassionatamente un libro che non riesco a lasciare, mi ritrovo per associazione a pensare non tanto ad altri libri ma, per il contenuto di questo libro che ho in mano, a due librerie. Erano ad Avellino, entrambe al Corso. E l’imperfetto pesa. Una la gestiva un giovane libraio, attento e garbato. Lo spazio era piccolo ma ben organizzato. Quel giovane stava in libreria con la madre che, seduta su una sedia, raccontava del suo lavoro di vendita di libri nelle scuole, girando l’Irpinia. La libreria si chiamava Book Show. La libreria Petrozziello, più in alto, verso la villa comunale, aveva al suo interno un amante dei libri, un appassionato selezionatore delle novità, discreto e silenzioso. Mi accorgo di non essere mosso dalla nostalgia né dalla propensione alla tradizione, nello svolgere questi pensieri. Sono piuttosto una considerazione indignata e un senso di civiltà i sentimenti che provo. Il libro che sto leggendo, infatti, documenta il valore di una libreria nel cambiare l’ordine delle cose e il mondo, in questo caso il grande mondo, ma non è diverso per i piccoli mondi. Si tratta del libro di Sylvia Beach, Shakespeare and Company, uscito nel 1956 e pubblicato ora, nel 2018, da Neri Pozza Editore, Vicenza, in versione italiana. Siccome non esiste nelle vicende e nelle relazioni umane e sociali il moto retrogrado del vero, tutte le volte che una cosa va in un certo modo non è vero che “doveva” andare così: poteva andare diversamente, anche solo cambiando uno dei fattori, spesso anche un fattore secondario. Ebbene, quando Sylvia Beach, un uccellino di donna che fumava come un turco, decide di aprire a Parigi, in rue del l’Odeon, la libreria Shakespeare and Company, le possibilità di riuscita sono davvero basse. Quando poi deciderà di pubblicare l’Ulisse di James Joyce, e l’autore le proporrà di stamparne dodici copie, lei rischierà le mille copie e avrà ragione, cambiando la letteratura del novecento.

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Non erano tempi facili e la libreria aveva adottato un servizio, quello degli abbonés, per cui abbonandosi i clienti potevano prendere in prestito tutti i libri che desideravano: una misura necessaria perché i prezzi dei libri importati erano troppo alti per la clientela della Rive Gauche. Non si tratta di una storia a lieto fine. Sylvia Beach, che aveva sfidato il senso comune e anche il mondo benpensante, stampando un libro famoso tra la gente colta ancor prima di essere pubblicato, continuò a stamparlo fino al 1934, quando Joyce firmò un contratto con Random House per una cifra davvero importante, 45.000 dollari di allora, dimenticandosi persino di avvisarla. Non solo Sylvia Beach di fatto deteneva i diritti mondiali dell’opera, ma non ricevette un soldo a titolo di compensazione, mentre Joyce spendeva e spandeva nei migliori ristoranti di Parigi mandandole i conti da pagare. Questa situazione aveva quasi mandato Shakespeare and Company in bancarotta, anche se la notorietà della casa editrice, sia per l’audacia di pubblicare l’Ulisse, sia per il valore dell’opera, divenne internazionale. Oggi Shakespeare and Company è la libreria che sul Lungosenna ha raccolto quel nome, dopo che l’altra, in rue de l’Odeon aveva chiuso. La folla di giovani in fila per entrare fa pensare a un mondo che continua sotto altra forma, ma capace in una certa misura di memoria. Non è tanto importante chiedersi se conoscono la storia e le vicissitudini che hanno portato al presente. Ogni presente è un presente ricordato. Importante è che vi sia una connessione fra memoria, presente e futuro. Ecco, questo è il punto che connette il senso di coinvolgimento che la lettura di questo libro procura alla situazione di Avellino. Le ragioni per cui le cose cambiano e, parlando della difficile questione delle librerie oggi, le librerie chiudono, sono abbastanza note. Il problema è il rapporto tra la memoria e la città. Come scrive con chiarezza il premio Nobel per la medicina Gerald Edelman, la memoria è un presente ricordato. Modelliamo e rimodelliamo la realtà ricordandola e narrandola ancora una volta. Le librerie, se sono tali, sono “case lontano da casa”, e sono mediatrici della memoria e luoghi di incontro e di ritrovo.

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Grazie alla libreria Petrozziello, in libreria, e al suo animatore, per fare un semplice esempio personale, io ho conosciuto Generoso Picone, Ugo Santinelli e Franco Arminio. I percorsi di intesa, di differenza, persino di conflitto, che possono nascere e sono nati, traggono origine da quel luogo di occasione e di ridefinizione e reinvenzione esistenziale. La libreria è perciò un luogo pubblico, pur se a gestione privata, dove nasce e si può sviluppare la cultura. A patto che la memoria e il presente siano vissuti responsabilmente come compito e il futuro come progetto e invenzione. Un rifugio e una fucina di idee nella città, in una casa zeppa di parole. Pur se le condizioni generali cambiano, nulla può sostituire l’incontro e la conversazione necessaria per diventare quello che ancora non si è, che è poi la via per diventare se stessi. E non si diventa se stessi in un vuoto pneumatico. Auspicabile è che la città torni ad essere capace di luoghi di incontro e di confronto, che possono ruotare intorno ai libri o agli scambi virtuali che preparano incontri ravvicinati, dove i libri e i documenti della rete siano protagonisti, nella prospettiva che finalmente si tratti di incontri di tipo inedito e generativo.

 

Le foto sono di Ugo Santinelli

La musica di sottofondo è Rachmaninoff-vocalise op.34 n.14 -Leonard-Slatkin-sat-orchestra-of-russia-april-2-2013-moscow.

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