di UGO SANTINELLI.
1993. Sono passati più di venticinque anni, quando i Verdi, presenti nella nostra piccola città, elaborarono una prima Ipotesi di piano per i flussi veicolari nella città di Avellino, per modificare l’uso e l’abuso di auto private circolanti in città. Il futuro delle città già appariva, in molti casi, minato dall’inquinamento ambientale, dal traffico abnorme e caotico, dal degrado delle relazioni civili.
Quella proposta teneva assieme l’esigenza di ridare spazio urbano ai cittadini, senza penalizzarne i movimenti. Come appare dalle due delle tavole qui riprodotte, venivano introdotte le prime vere aree pedonali, dopo l’asfittico esperimento di via Dante, e migliorata l’offerta di trasporto pubblico locale. Incrementare e modificare: diventava centrale l’anello di una circolare, al posto dei percorsi soliti, tutti convergenti dalle periferie verso un centro. Allora, come oggi, era il piazzale Kennedy ed in parte piazza della Libertà, residuo degli stazionamenti che nel dopoguerra interessavano via Matteotti e via De Sanctis. Il percorso della circolare avrebbe meglio distribuito le esigenze dei cittadini, irradiandole verso le funzioni sociali e civili presenti nel tessuto urbano, o ne avrebbe agevolato il tempo libero e le relazioni sociali e familiari.
La parte interna della circolare, liberata dai flussi e dagli attraversamenti delle auto private, poteva essere restituita ai pedoni. Il corso Vittorio Emanuele e piazza della Libertà sarebbero diventate un unico spazio, un foro nuovo, per una città che nella sua storia non ne aveva mai posseduto uno.
Apprezzamenti e sorrisi, tanti. Ma le buone idee non camminano sulle gambe degli uomini, piuttosto sulle possibilità, i tempi ed i contesti in cui vengono proclamate. La stagione della ricostruzione post-terremoto accentuava l’elemento dei fabbricati pieni da inserire nel “vuoto” determinatosi; la città attraeva ancora nuovi residenti, non ancora percorsa dalla rivoluzione digitale e dai fenomeni di decentramento-accentramento burocratico. Poi il flusso si è invertito, la popolazione residente in città bloccata a favore dei Comuni limitrofi; ne sarebbe poi seguita l’emigrazione più o meno stabile delle generazioni più giovani.
L’agenda politica, a destra ed a sinistra, passando per il cospicuo ed insondabile centro, accantonò di fatto il problema del traffico veicolare privato e delle conseguenze ambientali. E i problemi ancora oggi permangono irrisolti.
Con un’analisi a posteriori, anche la breve stagione del sindaco Tonino Di Nunno finì negli esiti con il sottolineare lo stacco profondo tra il quotidiano vissuto dalla città e le priorità, i tempi, le metodologie della politica di governo cittadino.
L’amministrazione Di Nunno aveva approntato un progetto definito, con molta entusiasmo, della metropolitana leggera, ma i sindaci succedutisi hanno debolmente sospinto la realizzazione di quel progetto. Poteva essere un’anticipazione del futuro la sequenza di pali colorati, come una traccia visibile nella città, ma il grigio adoperato ha reso bene la sonnolenza, l’apatia, il fastidio che hanno “animato” le giunte successive. Fino a generare un corto circuito: le tecnologie più o meno innovative al momento del progetto, ora appaiono quasi obsolete, inutili nel racconto degli amministratori nuovi e nuovissimi, con il tono di chi mette una pietra tombale sul tutto.
Ed il secondo paradosso riguarda il progetto di allora e le conseguenze odierne: la metropolitana leggera prima e poi l’area pedonale. Godiamo oggi di una lunga isola pedonale, circondata da traffico.
TUA la città: la nuova ipotesi
Innanzitutto l’aggettivo tua è l’acronimo del Trasporto Urbano Avellino e delinea una nuova ipotesi provocatoria, giustamente provocatoria, per il perdurante stato del traffico e dell’inquinamento ambientale, anche da polveri sottili. E l’inquinamento vissuto in una città è componente fondamentale di quello globale, contro il quale comincia a strutturarsi una risposta motivata e transcontinentale. Una piccola città come la nostra non può esimersi dal dare un contributo, non meramente simbolico in tal senso.
Il punto iniziale del TUA è la scissione tra la tecnologia del progetto Di Nunno ed il percorso previsto: salvaguardiamo, usiamo da subito il secondo, con la rinnovata ipotesi di circolare, anche con i mezzi tuttora in esercizio. Non sarà elegante, ma l’urgenza dei problemi induce ad inseguire l’efficacia; l’efficienza giungerà con nuovi mezzi di trasporto collettivo.
Ad una prima lettura, lo schema appare l’intreccio tra le principali funzioni della città ed i quartieri, le località a corona del centro, o di quello che definiamo tale.
Lo scopo principale è quello di connettere meglio quanti provengono dal territorio, più o meno vasto, dai Comuni a corona, che circonda il centro, di annodare i diversi sistemi extraurbani del trasporto collettivo: la rete ferroviaria alla stazione, il trasporto collettivo su gomma e, più da vicino, gli attuali percorsi degli autobus urbani e di quelli extraurbani che ora terminano al campetto S. Rita, al piazzale Kennedy, all’autostazione.
Anche sulla scala ridotta della nostra città, l’inter-modalità del trasporto pubblico può essere un utile cambio delle abitudini, una nuova mappa mentale che colleghi meglio la città all’Irpinia, al resto della Campania. Ad esempio attraversare la porta della stazione ferroviaria deve dare la sensazione di una città immediatamente collegata all’alta velocità o all’aeroporto di Capodichino. Ed è una leva che possa sollecitare nuovi flussi, nel e dal sistema urbano, aiuti a dare nuovo senso alla città, alle sue funzioni, al vivervi. Per una giusta urbanistica.
Il cuore dello schema è immediatamente percepibile nella linea rossa. Ed i lati lunghi che lo delineano hanno pesi e funzioni differenti.
Quello a destra guardando, carica e scarica gli afflussi ed i deflussi quotidiani, soprattutto verso le scuole, le strutture sanitarie ed altre importanti funzioni. Appare come il cardine di una porta che, aprendosi o chiudendosi, offre al visitatore esterno le opportunità di una città: fondamentale è la sequenza della stazione ferroviaria e dei punti presenti o futuri dove saranno collocati i capolinea dei mezzi su gomma.
Qui come nel resto dello schema, alcuni nodi intercettano, in una sequenza di bracci derivati, gli attuali percorsi degli autobus, in modo da offrire una comoda percorribilità attraverso tutta la città; finanche a ridurre la distanza percepita da chi, dai margini, giunge in centro; per aiutare a rendere meno periferia le periferie.
Per non appesantire lo schema, non è qui delineata la possibilità di collegare alcuni bracci, a destra ed a sinistra, attraverso l’area interna, con effetti moltiplicativi nella creazione di percorsi secondo le esigenze dei singoli. La mappa mentale di un cittadino muterebbe in una nuova, meno farraginosa.
Il lato di sinistra presenta la necessità di alcune scelte; prima fra tutte, l’eliminazione degli attuali parcheggi a raso nelle strisce bleu lungo via Roma e corso Europa. Lo spazio dell’intera carreggiata potrebbe ospitare, in un unico senso di marcia, la corsia della circolare, quella per il traffico veicolare privato e quella di una pista ciclabile che, ribaltata, interesserebbe anche il corso Vittorio Emanuele.
Il tema dei parcheggi in città è sempre stato collegato alle esigenze del flusso veicolare privato, assunto come preponderante, se non unico modo di trasporto. Se lo schema divenisse reale, un consistente e quotidiano numero di passeggeri, renderebbe sufficienti, forse abbondanti, i parcheggi restanti (a raso, nelle strisce bleu e bianche; nella aree chiuse; nei garage a pagamento, oltreché in quelli privati). Il confronto tra i prezzi dei parcheggi e dei biglietti per la TUA renderebbero vantaggiosa quest’ultima.
Lo schema è solo il punto politico di partenza. Di certo restano da determinare nell’attuazione molti, importanti problemi: le cadenze dei mezzi, gli orari e le coincidenze, le tariffe integrate da offrire ai passeggeri. In fondo, con TUA è come avere la tua città in un biglietto.
Anche questi aspetti domandano una risposta ed una volontà più politica che tecnica.
Sul tema del trasporto pubblico collettivo, sono già apparsi in questo blog Muoversi in città. Ambiente, traffico e viabilità, relazione tenuta al convegno di Controvento dell’8 marzo 2019, e Il sistema Avellino: la città è abitare e muoversi.
Grazie, tra gli altri, a Serena De Felice ed Ilario Soldati per il contributo all’elaborazione dell’ipotesi del 1993.
Grazie a Pucci Bruno per l’acronimo TUA, Trasporto Urbano Avellino.
Grazie a Costantino D’Argenio per aver saputo tradurre l’idea di TUA in un’immagine comprensiva.
Grazie a Franco D’Onofrio, lui sa perché, anche se è tardi per chiederlo.
Le foto sono di Ugo Santinelli