Celati, Ghirri e il mondo che guarda il mondo 

di LIBERO DE CUNZO.

…alla luce tutto si trasfigurò,

persino gli oggetti più semplici

il catino, la brocca – quando,

come a guardia, stava tra noi

l’acqua ghiacciata, a strati.

Fummo condotti chissà dove.

Si aprivano al nostro sguardo,

come miraggi, città sorte per

incantesimo, la menta si stendeva

sotto i piedi,

e gli uccelli c’erano compagni di strada,

e i pesci risalivano il fiume, e

il cielo si schiudeva al nostro sguardo…

A.A. Tarkovskij    (1962)

Per Gianni Celati, la cui scomparsa mi ha particolarmente commosso leggendo “…l’altra notte in un hospice di Brighton dove era ricoverato..” ho avuto sempre una grande ammirazione, oserei dire venerazione. Era stato, per un lungo periodo, il compagno di viaggio lungo il Po di un altro grandissimo  “scrittore/poeta di luce” Luigi Ghirri; alla cui prematura scomparsa, diversi decenni or sono, ebbi un altrettano senso improvviso di vuoto, di “caduta nell’abisso”..sul cui limite Celati procedeva.

“Il profilo delle nuvole”, il libro che assieme hanno tracciato come testimonianza del loro cammino parallelo ha la chiara indicazione di una consapevolezza (necessaria) e di un’ urgenza (imprescindibile). La consapevolezza della inevitabile inter-relazione tra i codici comunicativi e l’urgenza di porsi in “ascolto” della luce,  come manifestazione ed insieme sostanza e testimonianza e apparenza di realtà complesse restituendo nuovo ordine, “semplicità”e grazie alla diretta visione, una chiarezza possibile. Le linee parallele che venivano praticate, incontrandosi all’infinito tracciano così un senso ritrovato di esistenze, prima considerate minori o assolutamente perdute nell’oblio della contemporaneità. Lo scandagliare l’ambiente della provincia, della pianura, del lento ma costante incedere dell’acqua del fiume…fino alla foce per cercare un inevitabile meraviglioso o tragico destino era la loro cifra che restituiva una viva connotazione alle cose; come la loro presentazione ed organizzazione, attraverso un linguaggio che ha fatto scuola, ne ri-costruiva la dignità. Tutto questo lavoro di Gianni Celati e Luigi Ghirri ha certamente degli altri ed alti precursori, sia in ambito letterario sia nella vera ricerca con la fotografia ( spesso gli ambiti fortunatamente si intrecciano), ma in particolare in Italia, assieme a Giovanni Chiaramonte con altri accenti, sono da considerare un vero e proprio paradigma. Paradigma per chi con la luce vuole scrivere e con l’anima può e sa ascoltare…lo spazio, le cose, la vita.

FOTO DI LUIGI GHIRRI

Mi mancava molto Ghirri, ora già mi manca Celati. Al di là degli enunciati e proclami faraonici e delle nuove scuole di specializzazione e delle innumerevoli produzioni di film fiction etc manca ancora una reale cultura ed educazione artistica all’immagine, le scuole sono orientate e condizionate dal marketing e la formazione, pur necessaria sacrifica l’educazione. Se è vero che il lavoro di Luigi Ghirri è stato celebrato ed osannato, spero che nella misurata ed opportuna maniera sarà al più presto rinnovata l’attenzione e la pubblicazione degli scritti di Gianni Celati.

Lo dobbiamo a loro, lo dobbiamo a noi. Dobbiamo continuare a “Vedere in cammino” e scrivere con la luce, con la penna e con “il magico artificio” chiamato fotografia. Perché tanta “ luce di meraviglia arcana” ha il potere di a(f)fermare il presente e scorgere anche l’infinito nel frammento.

Con infinita gratitudine, continua a volare con noi. Ciao Gianni Celati.

FOTO DI LIBERO DE CUNZO

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Qui cinque passaggi di Gianni Celati, dai testi per “Il profilo delle Nuvole”

di Luigi Ghirri, edito da Feltrinelli, Milano 1989.

.. il mondo visto non è lo stesso del mondo fotografato, così come il mondo d’un uomo che piange non è lo stesso d’un uomo che ride, e il mondo di chi abita un luogo non può essere lo stesso d’uno scienziato che manipola dei modelli che nessuno può abitare. Se ci sono analogie nei dettagli ai diversi racconti le analogie diventano quasi illusorie.

…è essenzialmente attenzione allo spledore di tutte le cose avvolte nella luce, questo splendore è la loro gloria, che naturalmente non appare tale al disincantato e all’uomo infelice appare tale all’uomo che per qualche motivo si trovi in buona compagnia con l’orizzonte e col cielo, questi due limiti ultimi del grande teatro naturale di tutte le immagini.

… momento pensoso, in cui il cielo e la terra e le cose e gli alberi sembrano aver raggiunto un’estrema armonia, nel grande teatro naturale di tutti i fenomeni.

…aderire al modo in cui le cose prevedono di essere guardate…

… se vuoi, è come una finestra da cui guardi i fenomeni..Mi ricordo quel racconto di Calvino che dice: è il mondo che guarda il mondo.

FOTO DI LIBERO DE CUNZO

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