di UGO MORELLI

Relazionarsi, in fondo è sconfinare. Persino guardare è sconfinare. Né la relazione, né tanto meno lo sguardo sono passivi. Sia nella vita di ogni giorno che nelle forme più intense delle relazioni, come quelle di cura, educative o di guida, lo stabilirsi di una relazione con una persona o un oggetto esterno a noi e l’idea che ce ne facciamo, consapevole o inconscia, implica sempre un’immagine mentale che è la proiezione del nostro corpo e di noi stessi su quell’oggetto o su quella persona. Percepire significa perciò, sempre, proiettare un’immagine latente di sé. Così come la struttura dell’occhio, in quanto organo fisico della percezione, orienta lo sguardo, allo stesso modo il nostro mondo interno sconfina nel mondo dell’altro come condizione stessa della relazione e della percezione. Qualunque percezione, infatti, si afferma dallo stabilirsi di una relazione inconscia tra l’immagine esterna e l’attività di proiezione incessante che è parte essenziale della percezione visiva. La densità della nostra attività psichica è strettamente correlata all’immagine che percepiamo e da questa combinazione nasce l’empatia visiva. Il confine, quindi, sembra fatto apposta per attivare gli sconfinamenti e dar vita all’immaginazione che si afferma attraverso l’associazione delle idee, delle immagini e delle proiezioni che connettono mondi interni e mondi esterni. Ce ne rendiamo conto particolarmente quando la relazione avviene con un’opera d’arte, o in condizione di particolare intensità affettiva con l’altro/a, o ancora con un paesaggio. In quei casi siamo di fronte allo schiudersi puro dell’emozione e alla possibilità di dare libero corso all’intensità dell’approssimazione che è frutto del livello degli sconfinamenti in atto. Sono gli sconfinamenti, a pensarci bene, a generare sensazioni che prima non si conoscevano e che possono essere inquietanti o particolarmente generative, o entrambe le cose. Occuparsi di confini, quindi, vuol dire, in fondo, occuparsi di incontri e cercare di riconoscere i vincoli e le possibilità di elaborare i perturbamenti e le attrazioni, gli sconfinamenti e le difese che ogni incontro porta con sé.