Le libraie del secondo millennio

di BIANCA MARIA PALADINO.

Non è insolito che la libreria sia una attività svolta da donne, ma è sempre più frequente trovare esclusivamente o prevalentemente librerie gestite da donne: un segnale di emancipazione professionale e di grande indipendenza personale, se si considera l’impegno che questo tipo di lavoro oggi richiede.

Nella nostra città la prima libraia impressa nella memoria di molti sessantenni è la signora Di Donato, titolare insieme al marito, e successivamente al figlio, della storica libreria “Book Show”, situata al centro del Corso Vittorio Emanuele. La signora è stata un’antesignana dell’attività di promozione del libro e della lettura. All’apertura delle scuole visitava le diverse classi, fin dal primo ciclo scolastico, per presentare libri che potevano essere utili strumenti di approfondimento e lettura per i bambini. Riusciva tanto ad affascinare i giovani studenti quanto le maestre.

Book Show al Corso, presentazione di Dante Troisi
I coniugi Di Donato
Enzo Di Donato

Poi c’erano le suore. Nella libreria delle Edizioni S. Paolo, nel centro storico, una delle vetrine era sempre dedicata a libri per bambini e spesso ci si rivolgeva alle suore-libraie per l’acquisto di doni per  compleanni o la Prima Comunione. D’altra parte la formazione del bambino è sempre stata al centro del processo educativo cattolico.

Per il resto quasi sempre si trattava di aziende a conduzione familiare in cui prevaleva la gestione del marito e la collaborazione della moglie aveva la funzione di “ammorbidire” quella soggezione che persino il lettore abituale avvertiva entrando in quei templi del sapere in cui il bancone di vendita creava uno sbarramento visivo e tattile con l’amato oggetto. Era così per la libreria Petretta, sempre al Corso Vittorio Emanuele, per la piccola libreria Tedeschi, in Viale Italia, per “La Didattica”, di Nicola Caramelli e Orsola Pastena che, pur se fondamentalmente scolastica come quasi tutte le altre, nel 1997 fu anche un primo timido tentativo di libreria indipendente per ragazzi. Orsola si era laureata in sociologia con una tesi sul valore affettivo della favola nello sviluppo del bambino e aveva sempre manifestato un interesse specifico per la lettura dell’infanzia. La sua esperienza di libraia è durata dieci anni (oggi è autrice di libri per bambini), si è conclusa infatti nel 2007, lasciando spazio a nuove librerie che, proprio a fine decennio del duemila, hanno “coltivato” questo segmento di produzione e clientela, in quegli anni in crescita. Il 2005 è il picco più alto di letture giovanili nel primo quinquennio del secondo millennio.

Tutte le librerie che ho ricordato erano quindi “librerie da banco”, cioè non avevano spazi aperti per la scelta dei testi. In verità, storicamente un primo vero open-space di libri per bambini ed anche di qualche testo letterario classico era stato, già a fine anni ’60, un piccolo reparto dei Grandi Magazzini Standa, che per prima nel settore della Grande Distribuzione aveva cominciato a dedicare all’editoria, e persino alla discografia, degli scaffali in piccole aree dedicate alla cultura. Naturalmente era una strategia commerciale finalizzata ad incentivare l’acquisto di merci diverse (uno specchietto per le allodole per le mamme con bambini che frequentavano il grande magazzino), ma fu un esperimento senz’altro interessante. I bambini potevano scegliere direttamente i libri così come le madri le altre merci in esposizione.

Bisogna attendere la metà degli anni ottanta, per le prime librerie progettate per offrire uno spazio di libera circolazione del lettore/cliente in città. La prima fu la “libreria del Parco”, gestita da Rino Capone, formatosi come libraio proprio nella storica libreria Petretta e, poco dopo la “Libreria Petrozziello”, gestita dal compianto Tonino. Una in collina, di fronte al Liceo ginnasio Pietro Colletta e nella zona in cui si concentrava una buona parte delle scuole medie, l’altra lungo l’asse centrale della città, accanto al Convitto Nazionale e di fronte alla villa Comunale, nella zona di concentrazione delle scuole superiori (il liceo Scientifico, l’Istituto Magistrale, ed altri Istituti tecnici).  La “libreria del Parco”, coerentemente alla clientela di riferimento vendeva sia libri scolastici che “varia” (letteratura e saggistica classica e novità), la “Petrozziello” invece fece una scelta insolita, decidendo di vendere solo libri di “varia”. Puntare su un pubblico di lettori non vincolati da necessità scolastiche, universitarie o professionali in quegli anni fu una scelta molto coraggiosa, se non temeraria; un impegno economico ad alto rischio per un libraio, specie in una città di provincia nella quale mancava e manca l’Università, ed in generale in un contesto in cui i tassi di lettura non erano e ancora oggi non sono alti.

Libreria Petruzziello, durante una iniziativa culturale
Tonino Petruzziello

Inoltre negli anni 90 e fino ai primi del 2000 non erano ancora diffuse le vere librerie open-space a cui oggi siamo abituati, né c’era ancora quell’ampissima offerta di libri odierna che consente di attrarre, potenzialmente, nuovi clienti. La diffusione dei modelli di libreria “Feltrinelli”, “Mondadori”, “Giunti”, diversi tra loro per indipendenza o dipendenza (vincolate nel logo e nelle scelte ad un marchio editoriale, cc. dd. “di catena”) è relativamente recente e si lega soprattutto alla normazione in Italia e alla conseguente diffusione dell’istituto negoziale del “franchising” e delle sue varianti. Pertanto le trasformazioni imposte nel mercato dalla estensione dell’offerta editoriale, insieme al necessario ampliamento dello spazio messo a disposizione del cliente-lettore in libreria, di fatto obbligarono i librai ad adottare una identità commerciale “generalista”, nella quale cioè la distinzione tra scolastico/universitario/varia – che prima rendeva specialistica l’attività commerciale – assumeva una valenza interna al rapporto tra editore e libraio. Prima era il cliente a scegliere la libreria in relazione all’uso del libro che cercava; successivamente invece è stato il libraio a doversi organizzare per soddisfare qualsiasi richiesta del suo abituale o nuovo cliente.

La gestione del magazzino del libraio contemporaneo è quindi molto più complessa: per la quantità di titoli presenti nell’esercizio commerciale tra classici, novità, saggistica delle diverse discipline, letterature, eccetera; per la movimentazione del magazzino e dei cataloghi editoriali; per i tempi sempre più brevi di durata delle novità librarie; sia infine per gli esiti contabili dell’attività (rapporto costi/ricavi). Tutte queste trasformazioni insieme – considerato che il margine di guadagno sui libri è notoriamente tra le merci piuttosto basso, ma impone un elevato impegno di lavoro – hanno creato grandi difficoltà proprio a quei librai indipendenti a cavallo del nuovo millennio. Essi non hanno retto alla rapidità dei flussi di magazzino rimanendo soffocati dagli elevati costi. In tal senso si spiegano i destini delle importanti librerie cittadine (“la libreria del parco” e la “libreria Petrozziello” e in  fondo anche del punto vendita della storica libreria “Guida”) entro il primo decennio del 2000, periodo entro il quale si è aperto, anche nella nostra città, un nuovo orizzonte librario.

Nel 2009 infatti apre la prima libreria indipendente per ragazzi, “l’angolo delle storie”, in Fosso Santa Lucia. La libreria nasce per passione di una professoressa, Lia Tino, che vuole creare nel centro storico un vivaio di piccoli lettori. La nuova libreria suscita subito una grande curiosità, diventa punto d’incontro per adulti e bambini. Tra gli avventori capita Consiglia Aquino, amica della figlia di Lia. La visita in libreria ha l’effetto di una folgorazione per lei, capisce subito che quel mondo creato per i bambini è il mondo nel quale vuole stare e lavorare e comincia un periodo di cogestione con Lia. L’entusiasmo è tanto, la passione anche, ma entrambe non hanno esperienza di libreria, né hanno seguito un corso per librai. Questo rende quel mestiere non semplice. La loro scelta appartiene ad una “adesione artigianale” che, per quanto di pregio, oggi è inconcepibile per chi si avvia a fare questo lavoro, ancora più complesso per il segmento di pubblico a cui si rivolge perché si nutre del suo stesso prodotto, cioè di letture e di competenze di vario genere (illustrazioni, pedagogiche, eccetera). Nessun libraio può esercitare la vendita se non è anche un appassionato lettore o almeno una persona  curiosa, aggiornata, attenta a ciò che è attuale o innovativo, che conosce/riconosce i gusti dei suoi clienti nuovi e vecchi. In questo caso è necessario anche saper interagire con bambini e ragazzi.

La libreria è molto carina, ben arredata, colorata, luminosa, spaziosa quel tanto che consente una buona esposizione di testi per settori ed un ampia area centrale utile per incontri e presentazioni. All’apertura non ci sono molti libri, riempire gli scaffali è un impegno economico importante. Intorno alla libreria si crea un gruppo di amici che organizza incontri con autori per la presentazione di volumi per adulti. Pian piano le libraie avviano i rapporti con scuole e insegnanti, incontri con gli illustratori di libri per bambini. Il piccolo vivaio di giovani lettori comincia a formarsi. Gli scaffali, nel corso degli anni, a riempirsi. Le due socie si collegano a “Nati per leggere”, un’associazione nazionale di pediatri che sostiene che la lettura sia una attività che la madre deve coltivare per lo sviluppo del bambino fin dai primi momenti di vita, addirittura dalla condizione di nascituro, leggendo ad alta voce per lui. Questa organizzazione promuove numerose iniziative e negli anni ha costituito una rete capillare di contatti con librerie, biblioteche ed editori per ragazzi.

Dopo quattro anni Lia è costretta ad abbandonare l’attività e Consiglia continua il suo percorso professionale da sola con mille difficoltà perché una libreria indipendente acquista direttamente i libri che espone in vendita e non gode di depositi da parte degli editori. La varietà di titoli – crescenti per la presenza maggiore di case editrici, per le continue evoluzioni tematiche e stimoli cui sono sottoposti i giovani lettori, per le fasce di età del pubblico, per le mutazioni grafiche e delle illustrazioni, per l’impatto tecnologico nell’editoria – se invenduta in un tempo dato, grava sul rischio d’impresa e sulle giacenze di magazzino. Occorre quindi: lavorare continuamente sui materiali a disposizione e rimettere in gioco il “catalogo” presente in libreria; organizzare corsi di formazione per docenti e genitori per orientarli nel mondo della produzione editoriale, anche avvalendosi di iniziative di editori; creare un calendario di incontri tematici, magari con l’ausilio e la sensibilità di insegnanti e genitori, per fornire ai bambini gli strumenti di orientamento nella scelta dei libri da leggere lavorando proprio sulla varietà di testi esistenti su un tema. Il bambino sensibile alla lettura è un soggetto autonomo nelle scelte, difficilmente si lascia condizionare, bisogna solo assisterlo e rappresentare per lui una garanzia di affidabilità e proposizione.  Il nomignolo di “zia Cons” è proprio la prova che per molti bambini, soprattutto in questo anno di pandemia, Consiglia ha rappresentato il punto di riferimento fisico che la scuola non ha potuto/saputo garantire e “L’angolo delle storie” il luogo magico in cui l’ordine della realtà, sconvolta dal Covid 19, si è ricomposta per loro attraverso l’immaginazione e la fantasia. Quel cerchio magico che si raccoglieva intorno alla lettrice dei testi all’interno dei locali, per ragioni di sicurezza sanitaria in questi mesi, si è spesso formato all’esterno, nella piazzetta antistante l’ingresso della libreria.

Consiglia Aquino

Molto altro si sarebbe potuto e si potrebbe fare ancora se le istituzioni cittadine (da quelle scolastiche alle biblioteche, agli enti comunali) riservassero maggiore attenzione ai bambini, una attenzione sapiente, progettata a loro misura. Tutti dovremmo pretendere di offrire a quelli che saranno gli adulti del futuro, come ci ha insegnato Rodari, una “grammatica della fantasia”, vale a dire dotarli della capacità di utilizzare le più svariate tecniche dell’invenzione, mediante gli strumenti della lingua, della parola, del gioco; ma anche aiutarli a sviluppare la creatività mutando l’uso delle cose, come ci ha insegnato Munari. L’immaginazione è lo strumento di liberazione più grande che gli esseri umani abbiano inventato. Di questo è convinta Consiglia…e mentre scrivo questo nome rifletto: mai nome più proprio di Consiglia per un libraia. Come fai a non fidarti di una persona che “ti consiglia”?  Tuttavia non basta la passione, l’impegno, lo studio, l’attenzione e la serietà per fare a lungo il libraio. Occorre anche tanta lucidità e abilità gestionale, specie quando il contesto nel quale operi non è molto attivo e collaborativo. Il vivaio dei giovani lettori è avviato, ma perché duri per le prossime generazioni ha bisogno ancora di crescere.

Dieci anni fa, il 23 ottobre del 2010, nasceva in città anche la prima “libreria di catena” il Bookstore Mondadori. Una coppia di fidanzati, Alfredo Gambarota e Assunta d’Amore, entrambi laureati in giurisprudenza ed appassionati lettori, si guardano intorno, vogliono creare una propria attività e non vogliono fare gli avvocati, la città non ha più librerie perché quelle storiche hanno chiuso e così decidono di aprirne una loro. Si informano e scoprono che la Mondadori organizza dei corsi di pochi giorni in cui ti istruisce sulle regole essenziali per avviarti all’attività. Adottano la formula del  franchising, uno strumento negoziale che, con un minimo di capitale, ti fornisce mezzi e regole commerciali, ma soprattutto ti dota di un sistema gestionale del magazzino che ti consente di entrare nel ritmo di rotazione, ordini, fatturazioni e  giacenze dei volumi. Scelti i locali e definita la superficie di esposizione, ti organizzano il sistema di scaffalature, illuminazione, aerazione e sicurezza e si parte. Il locale è centrale, ma appena più interno al Corso Vittorio Emanuele, con una piazzetta davanti. Collegarsi ad un grande editore di gruppo è una scelta opportuna, perché ti consente di avere una ampia rappresentazione del mercato editoriale, sia in termini di marchi, sia di novità e di catalogo. Se poi l’editore è Mondadori hai buona parte della produzione del mercato italiano.

All’inizio la città accolse l’apertura con curiosità, ma  anche con un po’ di diffidenza. Si era abituati ad avere un rapporto di confidenza e di confronto con il libraio e si riteneva che questa nuova formula fosse una sorta di minimarket nel quale avevi un mero scambio di informazioni con il venditore. Un flusso di persone entrava ed usciva confusamente e benché i settori fossero ben evidenziati non sempre si era in grado di trovare da soli i libri presenti negli scaffali. I clienti, avendo libero accesso ai ripiani, spostavano continuamente i libri e i due ragazzi faticavano a rintracciare quelli fuori posto. La ragazza, Assunta, anche per la sua corporatura minuta, sembrava più defilata, ma si intuiva che era molto svelta e pratica. Seguiva con lo sguardo la clientela ed interveniva a sistemare continuamente, lasciando ad Alfredo il ruolo principale. Poi pian piano ha cominciato a venir fuori lei: la biondina con il rossetto rosso vivo, minuta e con grandi occhi neri che ti individua, ti segue, ti lascia libero e, se ti occorre aiuto interviene prontamente e con competenza. Brava nel movimentare continuamente i volumi negli scaffali in un gioco tra novità e catalogo; abile nel reperire libri nonostante le lentezze della distribuzione; pratica nell’invio di comunicazioni sms sul cellulare per la consegna d’ordine ai clienti; attenta nella collocazione, cambio di posizione dei settori, introduzione di nuovi generi o discipline utilizzando al meglio lo spazio; ben informata su novità o classici in via di stampa o ristampa; legge molto e sa offrire buoni consigli di lettura. Ha acquisito il ruolo di libraia con semplicità, senza prendersi troppo sul serio, qualche volta ci gioca persino. Dei dieci anni compiuti dal Book-store cinque ormai sono gestiti solo da lei, ricorrendo nei periodi di maggiore afflusso all’ausilio di tre giovani collaboratori che si alternano. Gestisce mediamente 20.000 titoli con conti deposito a rendicontazione mensile, una fatica enorme. Dietro la cassa una muraglia di libri circonda costantemente la libraia tra smaltimento rese e copie ordinate in attesa del ritiro. Ma, cosa molto importante, è riuscita a guadagnarsi una certa autonomia dal gruppo Mondadori per dare maggiore spazio a titoli di editori indipendenti. Assolve direttamente a molte delle piccole necessità del locale (dalla sostituzione delle lampadine alla igienizzazione dell’aria condizionata). E non manca d’iniziative: nonostante l’intensa attività ordinaria, prima della pandemia, una mattina a settimana riceveva le classi delle scuole superiori per un invito alla lettura; ha partecipato ad iniziative di rilievo nazionale come “io leggo perché” con Flash-mob nella piazzetta antistante finalizzate ad incrementare l’acquisto di libri per le biblioteche scolastiche; ha organizzato presentazioni con autori di rilievo, fornito copie di volumi in occasione di presentazioni di libri in altre sedi. Durante il primo lock-down si è inventata la consegna a domicilio in bicicletta durante l’intervallo del pranzo; ha organizzato presentazioni on-line attraverso la pagina di Facebook eda circa un anno promuove la lettura di libri scimmiottandone la copertina con la sua faccia, appunto: Face-book! Ultima novità, ha aggiunto il settore dei fumetti favorendo un bell’afflusso di giovanissimi in libreria. Anche in questo caso nomen/omen: Assunta, un nome destinale per un mestiere che rinvia ad un culto tutto umano, come la cultura.

Assunta D’amore, libraia Mondadori

Infine giovanissime e attente libraie sono il riferimento dei clienti anche nell’ultima libreria nata, nel 2015: “Giunti al punto”, una vera e propria libreria di catena, gemmazione dell’editore omonimo che nasce scolastico e multimediale e che in quell’anno istituisce 190 punti vendita di medie dimensioni in molte città italiane. I lettori possono circolare e scegliere autonomamente tra gli scaffali i loro libri (in genere letteratura, libri per bambini e ragazzi, scienza, cucina, poca saggistica), la filosofia qui è quella della fidelizzazione del cliente mediante un tesseramento che da diritto ad uno sconto ed incoraggia al maggiore acquisto e lettura soprattutto dei più giovani.

Insomma, oggi che la sfida del commercio librario si è fatta più competitiva la gestione delle principali librerie cittadine è nelle mani delle donne. La loro versatilità, il coraggio di misurarsi con il rischio d’impresa in un settore così vulnerabile, di puntare sulla formazione, sulla capacità concreta di realizzare un sogno, sulla operosità, l’impegno, la serietà ed affidabilità economica rendono queste due donne, così diverse per carattere, scelte, formazione e progetto di vita imprenditrici attive in questi tempi duri per l’economia. Certamente non diventeranno mai ricche (come d’altronde anche i loro omologhi maschi); la loro vera ricchezza è la passione per la lettura che trascende l’uso soggettivo perché sente la necessità di espandersi. Sembra una affermazione romantica, invece è esattamente la ragione che sta alla base di questo lavoro, come di ogni altro fondato su una passione. A queste donne oggi dobbiamo molto perché garantiscono in termini sociali la conservazione della vivacità culturale urbana. Cosa sarebbe stata la nostra città senza librerie? E in questo terribile 2020? La pandemia ha danneggiato molte attività economiche e se dopo il primo lock-down le librerie non avessero riaperto per molte di esse sarebbe stata la fine e con esse anche il regresso civile delle città. E’ del tutto evidente che non può bastare il mercato on-line, utile per chi sa già come orientare la propria scelta di lettura. Si legge per la curiosità che nasce anche dallo scambio di pareri e suggerimenti tra lettori e questi si incontrano soprattutto in una libreria.  

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